
Con la domesticazione delle piante e l’invenzione dell’agricoltura si assiste, nel corso del Neolitico alla nascita delle prime comunità sedentarie. In particolare lungo alcuni grandi fiumi, come il Nilo in Egitto, l’Indo tra gli attuali India e Pakistan, il Tigri e l’Eufrate nella regione coincidente con l’attuale Iraq, le condizioni per la pratica agricola sono così favorevoli da determinare la nascita di vere e proprie civiltà urbane.
La più antica fra quelle da noi conosciute è quella sviluppatasi a partire dalla fine del IV millennio a.C. nella parte meridionale della Mesopotamia, in quello che veniva chiamato Paese di Sumer, dove sorge una costellazione di città-stato tra loro autonome anche accomunate da legami linguistici e culturali: Uruk, la più antica,Kish, Lagash, Nippur, Ur, per citarne solo alcune.
Qui vengono sviluppate tecniche agricole innovative, in particolare l’irrigazione, che permettevano di ottenere raccolti tanto produttivi da sfamare popolazioni assai numerose (le città sumere arriveranno a contare decine di migliaia di abitanti). Allo stesso tempo grazie alla ricchezza dei raccolti, un numero crescente di persone poterono permettersi di svolgere attività diverse da quelle agricole e specializzarsi, ad esempio, in attività di artigianato (fabbro, vasaio, tessitore…).
L’agricoltura irrigua permetteva sì di sfamare molte persone, ma richiedeva anche che un gran numero di uomini fosse impiegato per scavare canali, tenerli puliti, costruire dighe, bacini di raccolta delle acque, pozzi, etc.
Questi lavori andavano progettati e diretti da specialisti, così come era necessario che ci fosse qualcuno che, nella comunità, avesse il prestigio necessario per coordinare tutte queste attività.
Questa persona era chiamata tra i sumeri LUGAL (“grande uomo”). Egli sommava in sé le funzioni del re e quelle del sacerdote. Bisognava assicurare alla comunità benessere e prosperità (proteggerla dalla fame, dai nemici esterni, dal disordine interno) e per far questo, nella mentalità sumerica, non era sufficiente un buon amministratore, ma era necessario garantirsi il favore degli dei. Il re-sacerdote era quindi colui che oltre a dirigere i lavori pubblici, amministrare la giustizia, organizzare la difesa della città, i suoi rapporti con le città straniere, manteneva i “buoni rapporti” con la divinità celebrando feste, offrendo sacrifici, libagioni, preghiere.
Il tempio e il palazzo reale erano del resto gli edifici più importanti della città sumera. Il tempio dedicato a una o più divinità cittadine non era solo un luogo di culto, ma anche il magazzino presso il quale venino conservate le derrate alimentari e i prodotti della terra, poi redistribuiti alla popolazione. Era attorno al tempio che si situavano le botteghe artigiane; era il tempio che gestiva il commercio internazionale in cui le città sumere erano inserite. Infatti i primi esempi di scrittura non sono altro che elenchi dei beni immagazzinati nel tempio.
Attraverso un lungo processo i sumeri, sul finire del IV millennio, arrivarono ad elaborare il primo sistema di scrittura. Attraverso segni impressi nell’argilla gli scribi sumeri rappresentavano la stilizzazione di un oggetto e il numero relativo alla sua quantità. Si tratta quindi di un sistema elaborato a finalità economiche. Solo all’inizio del III millennio i segni cominciano ad esprimere concetti astratti, verbi e suoni.
Ad esempio al segno che indicava “terra” fu associato il suono sillabico KI, a quello usato per “acqua” il suono A. Diviene possibile quindi formare parole sfruttando la combinazione dei segni esistenti. Così associando i due segni si otteneva la parola KI-A che significava costa, riva (terra bagnata dall’acqua).
Si ha per la prima volta una scrittura che traduce completamente un linguaggio. Questa tecnica si diffuse in tutto il Vicino Oriente e i suoi segni a forma di chiodo (cuneiformi) vennero adottati anche per scrivere la lingua degli accadi, dei babilonesi e degli assiri.
Se i primi esempi di scrittura riguardano semplicemente inventari di beni posseduti dai templi delle città sumere, successivamente la scrittura cuneiforme viene impiegata per gli usi più svariati: dalla redazione di codici di leggi (come il codice di Hammurabi) alla produzione di una ricca letteratura (nella quale spicca l’epopea di Gilgamesh, considerata il più antico poema epico della storia).

bassorilievo rappresentante un episodio dell'epopea di Gilgamesh
La religione aveva un ruolo fondamentale nella civiltà sumerica. Le città-stato sumeriche sono rette, come si è detto da teocrazie (al vertice della società c’è la casta sacerdotale). La religione mesopotamica comprende un pantheon amplissimo (si possono contare migliaia di dei, come conseguenza dell’incontro e della sovrapposizione di una pluralità di popoli). Spesso le divinità sono legate a una singola città e il più delle volte sono espressione delle forze naturali o legate in qualche modo alle attività della vita quotidiana.
Tra le divinità più venerate ci sono quelle che compongono la cosiddetta triade cosmica: ANU, il cielo, padre di tutti gli dei; ENLIL, signore dei fenomeni atmosferici (vento, uragano, tempeste di sabbia…), ma anche rappresentazione del Destino e della Giustizia; ENKI, dio delle acque dolci sotterranee, ma anche rappresentazione della Sapienza. Enki è inoltre il creatore degli uomini e colui che salva l’umanità dal diluvio universale.
I sumeri elaborano probabilmente il più antico racconto del diluvio universale. Enki crea gli uomini affinchè essi lavorassero al posto degli dei. Irritati per le continue ribellioni degli esseri umani gli dei decidono di sterminarli. Se ne incarica Enlil inviando una pioggia tale da sommergere tutte le terre emerse. Impietosito Enki suggerisce ad un uomo di costruire una nave attraverso la quale portare in salvo la propria specie.

Il dio Enki in trono sulla destra
Questo mito spiega come, nella mentalità sumerica, scopo della vita umana fosse quello di offrire i frutti del proprio lavoro alla divinità (ovvero al tempio, dove il Dio aveva la sua casa). La ribellione a questo ordine di cose era dagli dei severamente punita. Attraverso la diffusione di questi miti la casta sacerdotale assicurava la coesione sociale della comunità, ma anche il proprio ruolo di vertice.
Tra le divinità femminili varicordata la dea Inanna, chiamata presso i babilonesi e gli assiri Ishtar. Essa era associata al pianeta Venere, alla fecondità, all'amore e, presso i bellicosi assiri era considerata protettrice dei guerrieri in battaglia.
Una caratteristica ricorrente nella storia delle antiche civiltà fu lo scontro tra popoli sedentari e popoli nomadi. I primi abitavano in villaggi e città lungo i grandi fiumi. La loro economia basata su agricoltura, allevamento, artigianato e commercio riusciva normalmente ad assicurare il necessario per vivere ai membri della comunità.
I secondi avevano un’economia più povera e più irregolare, soggetta all’alternanza tra momenti di relativa abbondanza e altri di grave carestia: non sempre la caccia, la pesca e l’allevamento nomade potevano garantire a tutti la sopravvivenza.
Avvenne così che le popolazioni nomadi furono attratte dalla ricchezza delle regioni occupate dai popoli sedentari. Talvolta si verificavano contatti pacifici: gradualmente i nomadi si insediavano nelle terre disponibili e diventavano anch’essi agricoltori. Altre volte l’arrivo dei nomadi si risolveva in aggressioni e conquiste armate. I nomadi erano infatti, generalmente, migliori combattenti e le razzie armate e i saccheggi costituivano una delle loro principali risorse di sussistenza